La casa del ‘600 e un appartamento per i profughi. A Montopoli una coppia facoltosa si fa avanti “Aiutiamo chi ha bisogno”
Un mare quello della ricezione, agitato dalle onde delle polemiche, spesso infondate, che si infrangono sulla percezione della parola `tolleranza’. Parola stressata, abusata e purtroppo molte volte strumentalizzata per esasperare gli animi. Acque dove metaforicamente rischia di affogare la natura generosa degli italiani alle prese con una crisi tutta loro. Ma i «salvagente» esistono e a lanciarli ai bisognosi, oltre al terzo settore, sono in molti.
A Montopoli due coniugi, Ahmed El Nahas e Alessandra Tinghi, pensionato lui erborista lei, residenti in pieno centro, ne hanno costruito uno molto efficace grazie alle loro convinzioni. A FARLO ben galleggiare la consapevolezza di riconoscere i bisognosi come semplici essere umani dotati di dignità. Ecco che subito hanno messo a disposizione, se necessari, bellissimi locali posti al piano attico della loro seicentesca abitazione montopolese e altri novanta metri quadri di un appartamento nella vicina frazione di San Romano. «Le nostre esperienze di vita e le nostre idee ci aiuteranno a essere semplici intermediari umani. Aiutare concretamente chi la paura l’ha vissuta con gli occhi – spiega El Nahas -. Aiutarli nell’essere soprattutto accettati». Ricevuti in Comune la coppia ha rinnovato e corroborato con i fatti la sincera disponibilità. «Io e mio marito ci siamo conosciuti anche grazie alle parole solidarietà, tolleranza, inclusione e rispetto – spiega Tinghi-. Valori che ci hanno permesso di non subire blocchi mentali che alcune ignoranze interculturali e interreligiose, a volte, possono creare».
Cristina Galasso
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