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Vorrei testimoniare una piccolissima storia di incontro, anche fra bambine, che mi è rimasta nel cuore.
Domenica scorsa sono andata con mio marito e mia figlia di 5 anni al Centro Baobab di via Cupa. Eravamo già andati una volta per portare cose da mangiare, vestiti e altro. Questa volta avevamo portato dei prodotti per la pulizia, scarpe e dei giocattoli: due monopattini di mia figlia e una trottola. Siamo rimasti anche questa volta avvolti dal lavoro dei volontari e delle volontarie, dai volti delle persone che aspettavano, dentro e fuori il centro, e anche colpiti dalla presenza dei bambini.
Un volontario di cui purtroppo non so il nome, ci ha accolto con un calore meraviglioso, vedendo con noi nostra figlia che portava in una piccola busta i regali che aveva portato lei personalmente. E così le ha parlato e le ha regalato un pacchetto di braccialetti di plastica.
Poi si è avvicinata una bambina, un po’ più grande di mia figlia, forse aveva 7 o 8 anni… Abbiamo intavolato un discorso, con parole e gesti:
– Lei è mia figlia, si chiama Morgana. Tu come ti chiami?
E lei dopo un po’ ride e dice “Yordana”.
Accarezza i capelli biondi di mia figlia e sorride.
Io prendo la scatola con i braccialetti e la apriamo insieme. Morgana ne dà due a Yordana e se ne mette uno lei…
Si avvicinano due ragazzine, figlie di una volontaria. La mamma ci dice: Perché non andate a giocare fuori?
Così improvvisamente non siamo in un centro di accoglienza, ma in un luogo in cui delle bambine possono giocare insieme.
Fuori facciamo le bolle di sapone. Morgana è felicissima di vedere i due monopattini già utilizzati da due bambini più piccoli di lei, che vanno ridendo su e giù su Via Cupa.
Poi Yordana rientra dentro. Deve andare in bagno e Morgana, e io con lei, la aspettiamo.
Poi la aiutiamo a cercare un paio di pantaloni che le stiano bene, ma lei è molto indecisa… alla fine trova un paio che le piacciono e la aiutiamo a cambiarsi.
Più tardi, dovendo andare via, salutiamo Yordana. Morgana sulla porta del Baobab comincia a dire che aveva dimenticato le bolle di sapone e che le voleva anche lei… Io cerco di spiegarle che quelle erano state portate per i bimbi migranti, ma un altro volontario, Stefano, mi sente e mi dice di andare dentro a prenderle, “ci mancherebbe… ci sono tanti giochi…”
Rientrando incontriamo di nuovo Yordana e lei e Morgana si capiscono al volo: allora Yordana prende una delle sue tre bolle di sapone e la dà a Morgana, che tutta felice la prende. Yordana mi fa segno di bere: c’è una bottiglia d’acqua e dei bicchieri. Io le dico “No grazie non ho sete ora”, sorridendo.
Prima di andare via, Morgana e Yordana si salutano come vecchie amiche e le diciamo che torneremo…
E infatti lo faremo presto, sperando in realtà che lei e sua madre abbiano trovato una sistemazione migliore…
Andando via, Morgana ha dato ancora un’occhiata ai due bambini sul monopattino. Mentre stavo pensando a come era buffo essere andati lì a portare delle cose ed essere tornate con dei regali, Morgana ha detto qualcosa come “gli amici si scambiano le cose, io le ho dato i braccialetti e lei le bolle di sapone”… E a me è sembrato fosse tutto più bello a questo mondo.
Forse dovremmo imparare di più dai bambini.
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