Arte migrante: a Bologna l’arte senza confini
Un ragazzo filippino che balla una canzone pop asiatica, un egiziano che legge poesie in arabo, un argentino che recita un monologo e un siriano che canta una inno della minoranza curda. Non è un circo o una scena di un film, si chiama Arte Migrante. Ogni mercoledì sera, a Bologna, si ripete questo appuntamento all’insegna dell’intercultura: un momento di incontro tra senza tetto, migranti, lavoratori e studenti, per passare insieme una serata diversa dalle altre. Tutto è nato nell’ottobre del 2012 quando un gruppo di amici ha ideato questa formula, con l’obiettivo di accogliere in modo più autentico i senza fissa dimora di Bologna e i migranti che vivono o passano dal capoluogo emiliano. “L’arte non ha confini – afferma Tommaso Carturan, uno dei fondatori del gruppo –. Non importa quanti soldi hai in tasca o il colore della tua pelle, qui ognuno vale come gli altri: siamo allo stesso tempo uguali e diversi”.
Gli incontri si svolgono ogni mercoledì alle 20.30 in via Massarenti 59, in una sala ricoperta di tappeti con sedie disposte in cerchio. “All’inizio eravamo in pochi, ma poi il numero di partecipanti è cresciuto – racconta Tommaso – . Ora siamo circa un’ottantina ad ogni incontro, e ci sono sempre persone nuove”. Chiunque può partecipare, ci sono persone di ogni età e provenienza: dalla Guinea Bissau alla Francia, dalla Spagna agli Stati Uniti, dall’Ecuador, alla Cina. Ognuno porta un po’ della sua terra a Bologna. La serata è composta da tre momenti: all’inizio ci si presenta, parlando di sé liberamente, attraverso un aneddoto sulla propria vita o una riflessione. Alcuni raccontano come sono arrivati in Italia o come sono finiti in strada. Si passa poi alla cena, dove chi può prepara qualcosa di tipico della propria terra. Una grande tavola viene quindi imbandita con un buffet di piatti provenienti dai diversi angoli del mondo: falafel, spaghetti fritti, zuppa di zucca e naturalmente il dessert, strudel o torta cioccolato e pere, rigorosamente vegana.
Dopo la cena è il momento delle performance artistiche. La scaletta è sempre una sorpresa: un ballo popolare francese si può alternare ad una poesia napoletana, una canzone araba può seguire una storia tradizionale cinese, una musica irlandese può mescolarsi ad uno sketch comico. “L’arte diventa un modo per raccontare le proprie tradizioni, le proprie origini, per valorizzare la persona a prescindere dallo status sociale o dalla condizione economica” spiega Caterina Sessa, del coordinamento di Arte Migrante. La serata si conclude con una breve riflessione finale, su un tema specifico, come la povertà, il viaggio o l’amicizia. Oltre agli incontri del mercoledì, il gruppo organizza ogni mese una festa in un locale della città, per divulgare il messaggio di accoglienza all’esterno e dare occasione chi se la sente di cimentarsi in performance artistiche davanti ad un pubblico più ampio.
da Mondofuori
Michela Pusterla
Categories: Segnalazioni
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