Il racconto di Nico, un panettiere di Andria che regala il pane a chi non può permetterselo
Ciao, sono Nicola, e lavoro in un panificio. Oltre al pane vendiamo anche salumi e generi alimentari in generale. Per questo motivo, come puoi intuire, la mia clientela è molto varia: si passa dal medico (lavoro vicino all’ospedale) allo spacciatore di quartiere, dal professionista (avvocato, ragioniere) al rom o all’immigrato di colore.
Molto spesso mi son capitati storie di immigrati che cercavano o soldi o qualcosa da mangiare, alcuni erano anche molto fantasiosi: ad esempio c’era un rumeno credo, ma non ne sono sicuro, che ripeteva, per farsi dare qualcosa “questo è un italiano come lei che ha bisogno di aiuto, la prego aiuti un italiano come lei”.
Di solito soldi non ne dò a nessuno, proprio perché alcuni, più che a mangiare, pensano ai propri vizi, soprattutto quello di bere. Ed i vizi me li faccio pagare a prezzo pieno, quando capita, cercando di dissuaderli comunque. C’è un gruppo di zingari che torna a scadenza di tempo nei pressi del mio negozio: loro mi danno i centesimi che hanno racimolato ed io, in cambio, dò sempre loro qualche panino in più da mangiare e, ogni tanto, un dolcetto se viene uno più piccolo. Oramai ci conosciamo quasi tant’è che una volta ero fermo al semaforo, ero in macchina, si avvicinò una per chiedermi dei soldi. Mi riconobbe, mi sorrise, e si scusò per avermeli chiesti 😀
È capitato di dialogare molto spesso con un palestinese, musulmano, ed io cristiano (anche se a quei tempi non lo ero così tanto). Gli chiesi se potevo fargli gli auguri di Natale e lui mi rispose “certamente, tutti i musulmani sono cristiani ma non il contrario”. Mi stette anche a spiegare qualcosa sulla politica in Palestina…
La storia che però volevo raccontare era un’altra: capitò un bel po’ di anni fa, di avere un nutrito gruppo di immigrati provenienti dall’Africa, non ricordo bene se nordafricani o più giù. Erano 7-8 persone se ricordo bene, ora non ricordo il numero preciso, e vivevano in un appartamento. Si alzavano la mattina presto per andare a lavorare nei campi, probabilmente sotto qualche caporale, e tornavano a casa a sera tardi. La prima volta entrarono nel negozio, mi diedero un po’ di spiccioli che avevano e mi chiesero: “pane”. Capii la situazione e diedi loro qualcosa in più. Cominciarono a venire più spesso nel negozio, mi spiegarono la situazione e quello che facevano in generale ed allora feci un patto con loro: venite quasi all’orario di chiusura, in modo tale che vi posso dare il maggior numero di pane che mi avanza e potete mangiare tranquillamente. Loro erano sempre gentili e cordiali ed infatti sorridevano spesso e ci scambiavamo battute. Durò qualche settimana poi non seppi più che fine fecero, probabilmente cambiarono città…
Questa è la mia storia. Sicuramente ce ne saranno molte altre in giro per l’Italia. Non vi resta che sponsorizzare la cosa il più possibile in modo tale da poter raccontare tante bellissime storie. In questo modo il rumore dei buoni sovrasterà quello dei razzisti…
Buon lavoro!
Nicola
Categories: Segnalazioni
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