Piacenza. Da profughi ad aspiranti imbianchini
Malik ha 20 anni e viene dal Mali. È uno dei tanti profughi arrivati nel nostro Paese l’anno scorso. È stato reclutato a forza dai guerriglieri locali per seguire un addestramento militare, ma è riuscito a scappare. Ha attraversato il deserto fino alla Libia e si è imbarcato per la Sicilia, entrando poi nella macchina dell’accoglienza italiana.
Da nove mesi vive a Ponte Dell’Olio, in provincia di Piacenza, dove ha frequentato un corso per intonacatori e imbianchini organizzato dalla Scuola edile in collaborazione con l’amministrazione comunale e la cooperativa sociale L’Ippogrifo. Ora è in tirocinio formativo come operaio in un’azienda del posto e spera di venire assunto: intanto ha affittato un appartamento insieme a un suo connazionale, in cui andrà a vivere a luglio.
Anche Brehima, 24 anni, ha lasciato il Mali un anno fa dopo aver partecipato, con alcuni amici, a una manifestazione contro i soprusi perpetrati nel suo villaggio dai fondamentalisti islamici: uno a uno chi vi ha preso parte sparisce e nessuno sa dove siano finiti. È a quel punto che decide di scappare. Mamadou, invece, ventenne pure lui, arriva dal Gambia: è fuggito dal proprio Paese perché la polizia voleva arrestarlo con la sola accusa di aver partecipato a una protesta cui, fra l’altro, nega di essere stato. Sapendo cosa accade a chi finisce in carcere, ha lasciato tutto ed è partito per l’Europa. Anche loro hanno frequentato il corso per imbianchini, ma vivono in un centro d’accoglienza piacentino. Tutti e tre con il permesso di soggiorno per motivi umanitari, ora hanno in tasca un attestato di qualifica professionale da spendere sul territorio italiano.
Malik, Brehima e Mamadou (i nomi sono di fantasia) sono tra i 30 fortunati inseriti all’interno di “Abbattere costruendo” e “Prove di futuro”, due progetti realizzati dall’Ente provinciale per la formazione professionale delle maestranze edili in collaborazione con i Comuni di Ponte Dell’Olio e di Piacenza e che hanno visto partecipare anche alcuni migranti provenienti dalla Nigeria.
E grazie a questi cantieri-scuola, i profughi hanno recuperato un vecchio fontanazzo e i muri di due scuole. L’obiettivo? Costruire una rete territoriale per dare risposte alle esigenze delle persone accolte nell’ambito dell’operazione ex “Mare nostrum”, anche attraverso lavori di pubblica utilità che favoriscano al tempo stesso l’integrazione sociale e l’acquisizione di competenze spendibili nel mondo del lavoro.
da Corriere.it
Antonella Napolitano
Categories: Segnalazioni
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