Migranti – Valigia Blu

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Integrazione e accoglienza: quattro storie di solidarietà dal basso in Campania

L’esperienza di un mediatore linguistico giunto a Lampedusa come migrante, una squadra di calcio antirazzista nel beneventano, una fondazione e una comunità di accoglienza nell’avellinese.

«Noi volontari di Mercogliano ci siamo accorti che i ragazzi richiedenti asilo, ospitati nelle strutture della zona, erano abbandonati a se stessi. Nessuna rappresentanza politica (non sono portatori di voti) e nessuna integrazione con gli abitanti del paese. A tutto ciò si aggiunge la totale assenza delle istituzioni, negligenti anche sulle esigenze di rispetto delle tradizioni. C’è bisogno di fermarsi e pensare, organizzarsi per l’istruzione, la salute e il benessere di questi ragazzi. Mercogliano ne ospita 106 ed è evidente il disagio e la tristezza diffusi tra loro. Sono in attesa del permesso di soggiorno, un’attesa che riguarda il loro futuro. Ho notato che molti traducono il disagio in disturbi di somatizzazione, per esempio. L’associazione ha cominciato con le lezioni di italiano, un’occasione per stare un po’ insieme, poi siamo passati a lezioni di convivenza civile, diritti, storia e geografia. Molti di loro non sapevano di aver attraversato il mar Mediterraneo, altri invece non sapevano che l’Italia fosse divisa in regioni e province. È stato un continuo processo di scambio, loro apprendevano sull’Italia e noi sull’Africa. Dopo la scuola di italiano è partito il cineforum, grazie alla disponibilità del parroco e dei boyscout di Mercogliano, che mettevano a disposizione sedi per i nostri incontri. Purtroppo è tutto lasciato al caso, non c’è governance, si fa tutto per sentito dire e Salvini con le sue opinioni diventa protagonista in tv. La battaglia che adesso stiamo per intraprendere è quella dei CTP, i centri territoriali permanenti per la scuola pomeridiana per migranti, poichè in tutta la provincia di Avellino ce ne sono solo tre. Abbiamo fatto anche un’indagine sulle professionalità presenti tra i migranti: falegname, idraulico, sarto, saldatore; adesso pensiamo di far partire anche un progetto sull’artigianato. Sono molto giovani, entusiasti e non vanno abbandonati.»

Riscrivo queste testimonianze di resistenza al computer, le rileggo, penso a una conclusione per l’articolo, ma più leggo e più penso all’elogio del margine di Gloria Jean Watkins: «Capire la marginalità come luogo di resistenza è cruciale. Il margine non è solo un sogno che esprime disperazione ma il luogo di una possibilità. È nel margine tra vita e desiderio, tra fortuna e povertà che si trova lo spazio, stretto, del sentiero che apre la strada.»

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Segnalato da:
Eugenio Panzone

Categories:   Segnalazioni

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