Migranti – Valigia Blu

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Varese, nel campo profughi che nessuno vuole. Tra sorrisi, ordine e un mare di grazie

nel-campo-profughi-che-nessuno-vuole-tra-sorrisi-ordine-e-un-mare-di_148b7522-2d91-11e5-888d-772a18734b85_998_397_big_story_detailVenegono, viaggio nella palestra del Don Milani dove trovano rifugio 63 migranti africani. Accuditi dalla Croce Rossa, passano le giornate imparando l’italiano, pulendo e disegnando

Il biglietto da visita è un pallone che hanno portato i carabinieri di Tradate: la sfera passa da un piede all’altro, come se fosse a motore. Poi ci sono i sorrisi e i “ciao” che li seguono, prima e scontata parola d’italiano imparata sotto il verde delle fronde. Le lezioni della nostra lingua – tre ore al giorno, divisi per gruppi – non sono obbligatorie, però ci vanno tutti. Tutti e 63.
L’Istituto Don Milani sorge su una piccola collina sopra il centro di Venegono Inferiore. La posizione fa gioco anche a corroborare l’immaginario collettivo di un luogo isolato, fuori dal contesto cittadino, da tenere separato dal resto, quasi da nascondere. Niente di più sbagliato e si capirà fra poco. Questo suo essere “sopra” significa soprattutto essere sopra i pregiudizi, le credenze che lo immaginano come un girone dantesco privo di regole, coacervo di criminalità e problemi pronti a sbocciare da un momento all’altro.

Dal fabbro al musicista

Quello che è stato ribattezzato come il “campo profughi” di Venegono ospita migranti in attesa di verifica dello status di rifugiato politico. Vengono da sette nazioni diverse (Bangladesh, Mali, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Senegal e Nigeria) e prima di essere persone in cerca di asilo politico sono stati universitari, commercianti, pastori, cacciatori, musicisti, farmacisti, idraulici, cuochi, imbianchini, fabbri e autisti: lo rivela un registro che la Croce Rossa tiene fedelmente, compilato con tutti i dati personali degli arrivati.
Già, la Croce Rossa: è lei a gestire questo campo. Ad accoglierci c’è il presidente provincialeMario Grassi, cicerone indispensabile insieme al volontario Manuel, che ci illustra in primis l’organizzazione: «Ci sono due persone 24 ore al giorno – spiega – affiancati da altrettanti mediatori culturali, un coordinatore dipendente e il costante supporto del comitato provinciale di Tradate. I volontari che si danno il cambio vengono da ogni comitato della provincia di Varese».
Giungiamo all’orario del pranzo: i richiedenti asilo sono sotto una tenda mensa posta all’interno del cortile, mangiano riso e carne. Venerdì sera si è tenuta una piccola festa per la fine delRamadam: la concessione è stata qualche bottiglia di Coca Cola e un dolcetto.

da La Provincia di Varese


Segnalato da:
Rosy Battaglia

Categories:   Segnalazioni

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