Facebook Google+ Twitter Una giovane donna africana incinta con il suo compagno. Sono arrivati da due giorni dopo lo sbarco a Lampedusa, portati sui pullman insieme ad altri 400 migranti quassù al Nord. Dopo una notte in un centro di prima accoglienza, la loro destinazione è un piccolo paese della Valle ai piedi delle montagne. Vengono ospitati in un appartamento dignitoso all'interno di una palazzina, dove fra gli altri inquilini, sono accolti anche due nuclei di rifugiati tutti provenienti dall'Africa occidentale. La giovane donna la scorsa mattina ha avuto un'incidente domestico. La solidarietà dei vicini è stata immediata. Tutto il vicinato senza distinzioni è sceso in cortile per cercare di portare il suo sostegno alla donna dolorante. L'ambulanza arrivata sul posto era condotta da due coniugi magrebini volontari della croce rossa e da tempo residenti in Valle. Sono in Ramadan ma non rinunciano al loro volontariato. Una volta ripartita l'ambulanza, nessuno si muove dal cortile: gli abitanti della casa con l'operatore della cooperativa che segue i rifugiati aspettano insieme notizie dall'ospedale. Gesti semplici di quotidiana accoglienza. Accade anche questo in Valle di Susa. Francesco Calabrò Segnalato da: Donata Columbro 0 07.07.15
Facebook Google+ Twitter Stanotte ospitiamo una famiglia di profughi eritrei, papà, mamma, bimba, cognata e altra bimba, sono persone spaventate, ma tanto, e confuse, arrivati con un sacchetto del supermercato e un libro per bambini come unico bagaglio, che non capiscono che cavolo ci fanno in questa casa in mezzo alla campagna quando hanno da raggiungere i parenti altrove. Hanno attraversato il mare sui famigerati barconi, sono stati sballottati come pacchetti, visitati, rivestiti, rifocillati, sono magrissimi e la paura non riesce ad allontanarsi dai loro occhi. Per una stupida incomprensione linguistica sono scappati da qui per andare... boh ... Non sanno neppure dove sono qui. C'è voluto l'intervento di un loro connazionale per calmare il loro timore e convincerli a tornare. Ora hanno cenato e sono andati a dormire, ma prima, finita la cena, la piccina di circa tre anni è venuta a farmi cucù dalla porta della cucina. Ho fatto anch'io cucù e lei è scappata ridendo. Rideva capite? È stato bellissimo perché finalmente anche la mamma e la zia hanno fatto un bel sorriso, i bambini sono meravigliosi e potenti e tutti noi dobbiamo ricordarci ogni giorno che i profughi non sono un'entità astratta ma persone tante, singole, sofferenti persone. Laura Ciceri Segnalato da: Laura Ciceri 0 03.07.15
Facebook Google+ Twitter L'italia e bella perché piena di sorprese!!! Oggi intorno alle 13.40 tra Rho e Pregnana Milanese in mezzo alla zona industriale con solo 2 case a bordo della strada, mi si allenta la catena della bici e mi fermo vicino a una casa per sistemare, a un certo punto vedo arrivare una signora anziana, mi fa ciao, io ciao. Ti è allentata la catena? si signora dico io, lei viene mi mantiene la bici e mi da suggerimenti, alla fine ce l'abbiamo fatta. Mi fa io ho sempre usata la bici ma ultimamente mi l'hanno proibito. Dopo un scambio di battute la saluto agurandola buona giornata! Al solito le persone anziane sono un po' diffidente soprattutto se abitano in zone isolate ma invece si vede che l'onda di Salvini non è arrivata fino li. Idrissa Idris Kane Segnalato da: Idrissa Idris Kane 0 02.07.15
Facebook Google+ Twitter Non so se sei già cosciente di avere la gran Fortuna di essere nato da questa parte del Mondo. In questi cinque anni abbiamo vissuto molte cose belle e qualcuna, meno bella, ha attraversato la nostra strada. Siamo andati avanti insieme coltivando affetti, curando la salute e cercando la serenità. Abbiamo affrontato piccoli sacrifici, capricci e qualche rinuncia. Ma... La notte abbiamo dormito tranquilli, sotto il tetto sicuro della nostra casa. La mattina ci siamo svegliati trovando caffè, latte e i biscotti con le gocce di cioccolato. Abbiamo l'acqua corrente, per lavare il tuo visino e cancellare anche l'ultima ombra di sonno o dissetare le tue corse. Hai vestiti colorati, caldi d'inverno, freschi d'estate e scarpe che proteggono i tuoi passi. Hai la scuola con maestre e persone che ti seguono, ti proteggono e ti stimolano. Hai gli amici, dalle provenienze più varie, alcuni nati con la camicia, come te, ed altri che qui l'hanno trovata, separandosi dalle loro radici. Hai un pasto equilibrato in una tavola arricchita da chiacchiere e risate dei compagni di scuola. Hai il tempo per condividere con loro giochi, disegni, rincorse e nascondini. Hai il tuo papà, e la tua mamma, che ti aspettano all'uscita di scuola. Hai giocattoli, libri, giardini, altalene e scivoli per arrivare all'ora di cena. Abbiamo, ancora, una tavola imbandita con amore, con le pietanze che sono state pensate e preparate secondo i nostri gusti e le nostre usanze. Abbiamo un letto, caldo e confortevole, per leggere ed ascoltare storie, avventure o fiabe della buonanotte... Ti auguro di esser capace di godere a lungo di questa nostra buona sorte e, allo stesso tempo, di volerla condividere, avere la capacità di donarne un po'... Perché... Altri sono nati da un'altra parte di questa Terra. Non sbagliata, ma sfortunata. In Paesi lontani violati da guerre che distruggono città, case e scuole. In luoghi saccheggiati da uomini che pensano solo ad arricchire se stessi. In territori affamati per sfamare chi non ha fame, assetati per dissetare chi non ha sete. Qualcuno, una minima parte nonostante quello che cercheranno di farti credere, da questi Paesi lontani cerca di arrivare dalla nostra parte alla ricerca di un po' di quella fortuna che a te è stata assegnata per nascita. Guardando la foto di un bimbo, che cercava di venire da questa parte del mondo chiuso in un trolley, leggendo frasi indegne di chi non ha sofferto la "fame" se non tra una merenda e quell'altra, mi auguro che in nessuna occasione, dall'alto di questa nostra fortuna, ti manchi la capacità di capire che "non è una colpa nascere dall'altra parte del mondo e, tanto meno, un merito essere nati da questa". Marco Loche Segnalato da: Marco Loche 0 30.06.15
Facebook Google+ Twitter Ogni mattina prendo un treno che passa un confine. Per un gioco del destino, ho la cittadinanza di entrambi i paesi: in uno ci vivo, nell'altro ci lavoro. La mattina, sul mio treno, salgono i poliziotti del paese di destinazione: spesso passano e basta, a volte chiedono di guardare delle borse a caso, altre chiedono i documenti, apparentemente a caso. Altre volte, come oggi, salgono e indicano le persone di cui vogliono vedere i documenti: "tu, tu e tu". Non mi indicano mai. Per caso, immagino, quelli che vengono indicati sono sempre visibilmente stranieri e oggi, per caso, tre di questi erano seduti vicino a me. Ho estratto anche io il mio documento e, potendo scegliere, ho mostrato quello che, alla luce della sindrome di accerchiamento di cui sono certo i tre poliziotti soffrono, sarebbe stato considerato quello "debole". Le tre persone indicate sono state fatte scendere, a me è stato fatto segno di mettere via la carta di identità. Quando ho insistito affinché controllassero anche me, hanno fatto finta di niente. Ecco, ci tenevo a farvi sapere che per avermi concesso questo privilegio inesistente non sarete mai perdonati. Segnalato da: Philip Di Salvo 0 23.06.15
Facebook Google+ Twitter Un incontro inaspettato in un'afosa stazione ferroviaria del nord (sotto-forma di tweet) Ibrahim é un giovane uomo dalla pelle color ebano. È alto e ricorda il protagonista di Avatar. Viene dal Gambia. La sua meta è la Germania. In inglese mi chiede informazioni sul treno. Il biglietto del resto non indica l'ora e lui e i suoi amici sono diretti al Brennero. Effettivamente gli schermi non lo mostrano, così fermo un dipendente delle Ferrovie e risolvo l'arcano. Ibrahim mi ringrazia di cuore e ... ...i suoi occhi e quelli dei suoi amici esprimono tanto: dolcezza, stanchezza, dignità. Io rispondo che non devono ringraziare un altro emigrato, me. Segnalato da: Francesco Carollo 0 22.06.15
Facebook Google+ Twitter Rivedo il barcone spiaggiato scendevano ad uno ad uno la bottiglietta dell’acqua in mano scendeva il bambino l’accompagnava una mano guantata e una divisa, uno sguardo una piccola spinta leggera quasi una carezza lì c’era il mare c’era la luce c’era il buon Dio anche se Dio non c’è (Walter Cremonte) Segnalato da: Vanni Capoccia 0 21.06.15
Facebook Google+ Twitter Questa spietatezza, questo non vedere l'altro come un essere umano, questo sentimento diffuso di odio, ostilità, disprezzo sempre più esteso - "orda selvaggia e dilagante" - è l'orrore dei nostri tempi (in realtà la Storia è piena di questo odio... Ma questa volta con tutta l'informazione che c'è - i video, le foto, le testimonianze diffuse soprattutto nel mondo digitale - siamo di sicuro più colpevoli). A questo orrore bisogna opporsi con tutte le nostre forze. A parte la verità dei dati e dei fatti da contrapporre di volta in volta alla disinformazione, alle bufale, alla malafede sui temi dell'immigrazione, c'è un altro racconto da far emergere, a cui dare sempre più forza e visibilità. È il racconto dell'accoglienza. Dell'abbraccio. Piccole, grandi storie che ognuno di noi può condividere, diffondere. Racconti-anticorpo contro il veleno dell'odio e dell'intolleranza che ci vuole disumani. 0 20.06.15